lunedì 10 ottobre 2011

La pelle che abito: il nuovo film di Pedro Almodovar

Il gusto estetico di un maestro del cinema come Pedro Almodovar la puntale professionalità di una star come Antonio Banderas, buona recitazione e debito di riconoscenza saldato col suo mentore-talent scout. Una storia bislacca e “libera” a mezza strada tra Burroughs, H.G Wells e Mary Shelley.

Trama

Il chirurgo plastico R. Ledgard perde la moglie in seguito ad un grave incidente, che l'aveva orribilmente trasfigurata. Dopodichè il suo impegno di medico demiurgo si fa ossessione per costruire una pelle sostitutiva, più resistente di quella umana mutando il dna di pelle suina. il risultato è ottimale e Robert ha avuto bisogno di una cavia e non ha esitato a rapire un giovane che secondo lui gli aveva fatto un grave torto.

E' un film con un impianto narrativo a prova di bomba.

I quadri di un provocatore iberico, amico di Almodovar come Guillermo Perez Villalta esaltano nei momenti più statici la pellicola. La sua forza sta soprattutto in un cast tecnico e artistico consapevole che qui, su questo set si fa la Storia.

Elena Anaya, Marisa Paredes, Jan Cornet, Roberto Álamo attori superlativi (tutti) e ben ispirati contribuiscono alla buona riuscita del lavoro. Pedro Almodovar, autore geniale e anticonformista si confronta col post moderno e con una certa fantascienza e filosofia della nuova carne cronenberghiana e ballardiana. Lo fa attraverso questo Melò 2.0 con la classe e la disinvoltura di chi vuole descrivere un girone dantesco. La narrazione ellittica ricorda il David Lynch ispirato a Blake e Francis Bacon. Nei quadri di Villalta c’è una grande ricerca che spazia da De Chirico a Dalì fino a Botticelli.

Il tema è sentito: la chirurgia estetica, cambio dell'identità sessuale. Almodovar con consapevolezza si schiera dalla parte della natura, anatomica, spirituale. Lo fa rivendicando, (lui meglio di chiunque altro) la diversità come principio etico e morale. Sulle prime potrebbe sembrare un'opera fredda, ma anche malata e sadica: ha il coraggio di prendere posizione e di schierarsi, ancora una volta, dalla parte della libertà. Un inno alla non appartenenza e all'estraneità corporale.

Elegante. Perfetto. Coraggioso. Un'opera sentita e deformata che si farà meglio apprezzare nel tempo.

Voto: 9

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