martedì 17 aprile 2012

Il cavallo e il diavolo


Nelle lunghe notti invernali , quando ancora la televisione non c’era,  le famiglie, dopo cena,  si riunivano intorno all’allegro focolare per ristorarsi al caldo che esso sprigionava. La cosa giungeva più  gradita ancora quando fuori ora la pioggia gelida sferzata dal vento altrettanto gelido colpisce i tetti delle case e picchietta contro i vetri delle finestre, ora la bianca coltre che copre ogni cosa!
Spesso si scambiavano le visite tra vicini, si sa che in compagnia il tempo passa più allegramente e così venivano trascorse le ore prima di andare a letto. Spesso il più intellettuale della compagnia, quello che riusciva ad attirare tutta l’attenzione, si metteva a raccontare le storielle e, soprattutto i bambini stavano a sentirle a bocca aperta. Si raccontava di lupi cattivi, di fate, di streghe: in un attimo si ricreava  un clima che incantava e tutti a sentire a bocca aperta.
Sicuramente queste storielle erano frutto della fantasia, ma come diceva un vecchio saggio, il solo fatto che una cosa viene pensata implica che può accadere o che sia potuta accadere.
Qui di seguito vogliamo riferire di una che ci ha colpito in particolar modo è quella che parla di compare Alfio da S.Benedetto Ullano.
Compare Alfio  dopo una giornata passata sotto il sole di agosto, stanco a dire basta, per giunta con un carico di ortaggi sulle spalle, come ogni sera, lasciata la campagna si apprestava a far ritorno a casa, su in paese, dove lo attendevano la  moglie e  i figli. Pregustava già la cena e il meritato riposo dopo una giornata di duro lavoro.
Aveva fatto ancora pochi passi e là dove inizia  una salita più ripida, ecco che gli appare un bel cavallo, col manto completamente nero,  già sellato,  diremo che era pronto per essere cavalcato. Compare Alfio come  lo vide si chiese a chi potesse appartenere quell’animale che ormai era a pochi passi, ma, quando gli fu più vicino capì che non era di nessuno della zona, chissà chi l’ha perso pensò dentro di se e mosse per proseguire il suo camino, ma l’animale lo seguiva a passi ravvicinati  era come se lo volesse invitare a farsi cavalcare, il suo modo mansueto, gli annusava la mano,  l’invito era esplicito e la stanchezza del contadino anche.
Sicchè, compare Alfio, sicuro che non era di nessuno del posto, sistemò la cesta, sulla groppa del cavallo, e senza più indugiare salì in groppa anche lui, sapeva trattare con i cavalli, da giovane, durante la guerra, era stato in cavalleria!
Il cavallo con molta docilità, si fece guidare dal contadino e tutti e due proseguivano per la via di casa. Bisogna sapere che a poche centinaia di metri prima del paese, vi è un crocevia, dove la proprietaria del terreno aveva piantato pure una croce di legno e d’un tratto mentre si proseguiva alla volta del paese, quando Alfiuzzo stava già pensando che se non si faceva vivo nessuno l’avrebbe tenuto per se e già faceva i calcoli di quanta biada gli consumava, ecco che l’animale incominciò ad agitarsi, fino ad impennarsi , a recalcitrare i nitriti poi arrivavano cielo e così il povero contadino si ritrovò a terra e privo di sensi.
Il terribile baccano si sentì fino al paese tanto che la gente corse in massa verso il luogo del terribile incidente dove trovò il contadino ancora per terra e in uno stato confusionale. Nelle vicinanze un  cerchio di fuoco ardeva e del cavallo nessuna traccia. Dopo qualche giorno il contadino  si riebbe dal terribile shoc e giurò che mai più si sarebbe fatto  fregare.
Quella Croce di legno lo salvò e pure il crocevia. Il cavallo altro non era che il diavolo tentatore che era venuto a prelevarlo per portarlo all’inferno.

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